Un nuovo sguardo sulla malattia
Quando ci ammaliamo, spesso pensiamo che la malattia sia qualcosa che arriva “da fuori”: un virus, un batterio, un evento sfortunato. Eppure, se ci fermiamo a osservare, ci accorgiamo che non è mai un caso se un sintomo compare in un preciso momento della vita e in un organo specifico.
Il corpo possiede una sua intelligenza. Non agisce a caso: manda segnali, cerca di riportarci a un equilibrio che abbiamo perso. La malattia, allora, non è un nemico da combattere, ma un messaggio da decifrare.
Louise Hay: il pensiero che guarisce
Louise Hay, pioniera della crescita personale, ci ha insegnato che mente e corpo sono inseparabili. Nella sua esperienza, il cancro non era solo un fatto biologico, ma l’espressione di antichi rancori mai perdonati. La guarigione per lei è avvenuta quando ha trovato il coraggio di sciogliere quei nodi emotivi.
Il suo insegnamento è chiaro: ciò che pensiamo e crediamo si riflette nel corpo. Non significa che la malattia sia “colpa nostra”, ma che possiamo avere un ruolo attivo nel processo di guarigione. Anche un piccolo cambiamento nel dialogo interiore può aprire nuove possibilità.
Il sintomo ha sempre un senso
Il medico Giorgio Mambretti ci invita a chiederci:
- Perché proprio adesso?
- Perché proprio in quell’organo?
- Quale conflitto non elaborato si nasconde dietro questo sintomo?
Secondo le sue ricerche, ogni malattia ha una sua logica. È il tentativo del corpo di adattarsi, di trovare un equilibrio dopo uno shock o un trauma. Non esiste sintomo senza senso: tutto è collegato al vissuto della persona.
Pensieri che nutrono o che avvelenano
Se ci osserviamo con sincerità, possiamo notare quanto spesso ci parliamo con durezza: “Non sono abbastanza”, “Non ce la farò”, “Non merito di stare bene”.
Parole e pensieri come questi, ripetuti nel tempo, diventano un terreno fertile per la malattia, perché indeboliscono l’energia vitale.
Al contrario, un dialogo interiore fatto di fiducia e amore verso di sé diventa un sostegno concreto alla guarigione. Louise Hay ci ricorda che ogni affermazione positiva è come un seme: se coltivato con costanza, cresce e porta frutto.
Il coraggio di cambiare strada
Cambiare i propri pensieri non è semplice: significa abbandonare schemi antichi, abitudini mentali radicate, paure che ci hanno accompagnato per anni.
Eppure, come scrive Mambretti, “se tutte le volte che imbocco una strada trovo un muro, è tempo di cambiare direzione. Ma finché non chiudo una porta, un’altra non può aprirsi”.
Guarire richiede coraggio: il coraggio di lasciare andare vecchie convinzioni, di perdonare, di dire di no a ciò che ci fa male e di aprirci a nuovi modi di pensare.
Un esercizio semplice di guarigione interiore
Vuoi iniziare subito? Prova questa pratica di Louise Hay:
- Mettiti davanti a uno specchio.
- Guarda nei tuoi occhi, senza fretta.
- Ripeti ad alta voce:
“Mi apro a guarire. Il mio corpo sa ritrovare l’equilibrio, io lo sostengo con amore.” - Fallo ogni giorno, per almeno 21 giorni.
Potrebbe sembrare banale all’inizio, ma con il tempo noterai un cambiamento: nel modo in cui ti parli, nel modo in cui ti percepisci, nella tua energia vitale.
La guarigione come ritorno all’equilibrio
Guarire non significa soltanto eliminare un sintomo, ma ritrovare un’armonia più grande: corpo, mente e spirito che tornano a vibrare insieme.
Il momento per iniziare è sempre adesso. Non serve un cambiamento radicale: basta un piccolo passo, un pensiero diverso, un atto di amore verso di sé.
Ogni guarigione inizia da un ascolto. E da una scelta: scegliere pensieri che nutrono, invece di pensieri che consumano.
La malattia non è una punizione né un destino cieco. È un messaggio. E quando lo ascoltiamo con coraggio, ci conduce a nuove possibilità di vita.
Come diceva Louise Hay: “Il momento in cui puoi guarire è sempre quello attuale”.