Quando nasciamo, il nostro primo e più importante movimento è verso la madre. Non è solo un gesto fisico, ma un movimento vitale: andare verso di lei per ricevere calore, nutrimento, contatto e protezione. Attraverso la madre impariamo a fidarci della vita e a lasciarci sostenere.
Bert Hellinger, nel libro Gli ordini del successo, afferma che il legame con la madre rappresenta la radice del nostro rapporto con la vita. Accogliere la madre significa accogliere la vita stessa. È lì che troviamo la forza per crescere, amare, lavorare, realizzare.
Quando il movimento si interrompe
Non sempre però questo movimento può compiersi in modo fluido. Ci sono situazioni che lo ostacolano o lo spezzano: un parto difficile, un cesareo, la permanenza in incubatrice, una malattia della madre o del bambino, o anche una distanza emotiva, dovuta a fragilità personali o a eventi esterni.
In quei momenti il bambino può vivere un senso profondo di perdita e di solitudine. Non avendo parole né strumenti per elaborare, prende una decisione interiore: “Non mi muovo più verso di lei. Mi arrangio da solo”. È una forma di auto-protezione.
Il problema è che questa scelta, necessaria allora, rimane come impronta nella vita adulta.
Le conseguenze nella vita adulta
Un movimento interrotto con la madre può manifestarsi in modi diversi:
- Difficoltà a ricevere amore: ci sentiamo a disagio quando qualcuno ci offre affetto o vicinanza, perché dentro di noi è rimasta la paura del rifiuto.
- Autonomia forzata: diventiamo iper-indipendenti, convinti che non possiamo contare su nessuno. Questo atteggiamento spesso nasconde un antico bisogno non soddisfatto.
- Sabotaggio del successo: se il primo movimento verso la madre non è stato possibile, anche i movimenti verso il lavoro, il denaro o le relazioni possono essere bloccati. Ogni volta che si presenta un’occasione, inconsciamente ci ritraiamo.
- Relazioni complicate: tendiamo a cercare figure che riproducono la distanza materna, oppure a chiedere agli altri ciò che non abbiamo ricevuto da bambini.
Il risultato è un senso di incompletezza, di fatica costante, come se la vita fosse una salita infinita.
Riconoscere e ricucire il movimento
La buona notizia è che non siamo condannati a restare prigionieri di quell’antica decisione. Possiamo riconoscere la ferita e, passo dopo passo, ritrovare dentro di noi un nuovo movimento verso la madre. Non significa cambiare il passato, ma ricollegarci interiormente alla fonte della vita.
Accettare la madre così com’è, con i suoi limiti e le sue fragilità, è un atto liberatorio. Significa dire: “Ti vedo, ti riconosco, e prendo la vita da te. Così com’è”.
Esercizio pratico – Riprendere il movimento verso la madre
- Trova un luogo tranquillo. Siediti in una posizione comoda e chiudi gli occhi.
- Respira profondamente tre volte e porta alla mente l’immagine di tua madre. Non come la vedi oggi, ma come era quando tu eri bambino.
- Immagina che sia davanti a te. Forse lontana, forse sfocata. Non forzare, lascia che appaia come viene.
- Ora, dentro di te, pronuncia queste parole:
“Mamma, riconosco che il nostro legame si è interrotto. Allora ho deciso di stare lontano. Oggi scelgo di fare un piccolo passo verso di te, per ritrovare la vita che scorre attraverso di te fino a me.” - Visualizza te stesso che fai un passo, anche piccolo, verso di lei. Poi un altro. Procedi piano, senza forzarti.
- Fermati quando senti che è sufficiente. Respira e lascia che questa nuova sensazione si depositi nel corpo.
Ripeti questo esercizio ogni volta che senti distanza o chiusura. Ogni piccolo passo verso la madre è un passo verso la vita, l’amore e il successo.

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